Dicevi di avermi dato la vita
come frutto dolcissimo
del tuo albero prediletto
ed io la ho coltivata con
saggezza
percorrendo il sentiero dei
giusti
affinché tu fossi fiero di me
e mi avresti ricompensato
dispensandomi i tuoi
sorrisi.
Eppure non mi sei stato vicino
mentre la mia anima volava
via
sotto i colpi violenti di
Caino
e benché con il respiro
affannato
ti chiedevo un aiuto
disperato
tu non hai ascoltato il mio
silenzio
ed io sono morto da solo
lontano dai tuoi occhi
onniveggenti.
Ma adesso il dolore mio più grande
è sentire le parole delle
persone
che implorano pietà per il
mio carnefice
che auspicano per lui la
redenzione
come se tutto il male che mi
ha fatto
fosse cosa di poco valore
ma la mia vita è tramontata
e nemmeno tu me la potrai
ridare.
Come può il tuo cuore vasto
permettere concetti tanto
umilianti?
Poiché chi predica il
perdono
dimentica ciò che mi è stato
negato
ma tu sei complice di tutto
questo
ed oggi non ho più fede in
te
perché ti ho cercato nel tuo
paradiso
e non ti ho trovato mai.
N° 1003 - 13 marzo 2008
Il Custode