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lunedì 31 marzo 2014

PREGHIERA DI ABELE

Dicevi di avermi dato la vita
come frutto dolcissimo
del tuo albero prediletto
ed io la ho coltivata con saggezza
percorrendo il sentiero dei giusti
affinché tu fossi fiero di me
e mi avresti ricompensato
dispensandomi i tuoi sorrisi.

Eppure non mi sei stato vicino
mentre la mia anima volava via
sotto i colpi violenti di Caino
e benché con il respiro affannato
ti chiedevo un aiuto disperato
tu non hai ascoltato il mio silenzio
ed io sono morto da solo
lontano dai tuoi occhi onniveggenti.

Ma adesso il dolore mio più grande
è sentire le parole delle persone
che implorano pietà per il mio carnefice
che auspicano per lui la redenzione
come se tutto il male che mi ha fatto
fosse cosa di poco valore
ma la mia vita è tramontata
e nemmeno tu me la potrai ridare.

Come può il tuo cuore vasto
permettere concetti tanto umilianti?
Poiché chi predica il perdono
dimentica ciò che mi è stato negato
ma tu sei complice di tutto questo
ed oggi non ho più fede in te
perché ti ho cercato nel tuo paradiso
e non ti ho trovato mai.

  N° 1003 - 13 marzo 2008

                                                    Il Custode

NOCTURNIA

La carezza d’un uragano
s’abbatte sulla finestra
che si spalanca di colpo
e mostra la nuda luna
in questa notte d’inverno
tu, con il passo felpato
ti insinui nella mia stanza
felina in cerca d’amore.

Il tuo profumo selvatico
è brezza che soffia violenta
e si agita il lampadario
la tenda del baldacchino
le tue vibrisse sottili
scivolano sulla mia pelle
i tuoi occhi di docile gatta
penetrano dentro i miei occhi.

Lampi di nitide immagini
ognuna della tua bellezza
dei tuoi lunghi capelli corvini
il tuo viso di latte e di rosa
intanto mi blocchi le braccia
e mi impedisci di stringerti
supplizio prima dell’estasi
in bilico sulle tue labbra.

Adesso la furia si quieta
e mansueta come chi ama
riposi tra le mie lenzuola
gemella siamese al mio fianco
io temevo che tu fossi un sogno
ed invece ti posso sfiorare
e ti bacio intanto che penso
di non volerti lasciare mai più.

  N° 1996 - 6 marzo 2012

                                                Il Custode

MI RAMMENTO

Ed io mi rammento
quei calcinacci di stelle
in volo come libellule
sulle antiche onde del lago
fino all’arrivo del vento
ad incresparne le acque
come disegni di un folle
sopra uno specchio smeraldo.

Ed una luna impegnata
a circuire la notte solitaria
meretrice dal viso splendente
sotto il cerone e le lacrime
come un lupo sopra la rupe
intonava una struggente melodia
che aveva composta per caso
sul pentagramma delle montagne.

Ed un sentiero di fango
divorava ogni mio sassolino
come fosse un drago affamato
di carezze e di comprensione
eppure quella era l’unica strada
che io potessi percorrere
chissà dove mai conduceva?
Questo il grillo non me lo rivelò.

Ed un tappeto di funghi e more
dai vapori allucinogeni
io avevo tagliato le funi
che tenevano legate le tenebre
solo, comunque molto sereno
il serpente tentò di tentarmi
io mi smarrii ad ascoltarlo
e non seppi più come tornare.

  N° 2492 - 25 aprile 2013

                                                 Il Custode

LA PROFEZIA DEL CORVO

Quello che sembrava il destino
lui l’ho recava negli occhi
e tra le sue piume di pece
mentre ritto sulle zampe
sopra la lapide in cui poggiavo
mi gracchiava la sua profezia
che tuonava nella mia mente
rimbombava nel mio cuore.

E non appena ti ho vista
dietro il riflesso delle stelle
ho capito in un solo istante
che il corvo aveva ragione
perché tu eri l’amore
che sarebbe stato per sempre
viso stupendo da contemplare
labbra perfette per ogni bacio.

Ma sarà stata la pigrizia
o forse la paura di lottare
se adesso il corvo giace al suolo
ad annegare nel suo sangue
e senza dire alcuna parola
torno a poggiarmi alla lapide
a lasciarmi bagnare dal temporale
di un cielo che vomita le tue lacrime.

  N° 1490 - 20 aprile 2009

                                                   Il Custode

IL PICCO DELL'AQUILA

Noi siederemo insieme
uno accanto all'altra
nella parte più alta
lassù, al picco dell'aquila.

Cancelleremo le nostre paure
e i nostri dubbi
serenamente
come i Buddha
Shakyamuni e Taho
durante la cerimonia nell'aria
nella torre preziosa.

Illuminati da saggezza profonda
come Nichiren insegnò
niente ci turberà
e niente ci adombrerà.

Con la nostra fede incrollabile
nelle parole del sutra del loto
e nel Gohonzon
impareremo il rispetto
verso ogni forma vivente
e ogni forma vivente
imparerà il rispetto verso di noi.

Abbiamo compreso, finalmente
la dottrina di Ichinen Sanzen
e dunque
possiamo danzare
la danza della vita
scambiando emozioni gioiose
con gli Shoten Zenjin...
...Bonten...
    ...Taishaku...
        ...Nitten...
           ...Gatten...
              ...Myojoten...

Sì...ora noi abbiamo compreso
e possiamo sedere vicini
nell'eternità delle nostre vite future
nella parte più alta
lassù...al picco dell'aquila
dove l'amore
non è più solo una parola astratta
e dove l'odio
non ha nessuna ragione
d'esistere.

...Nam-Myoho-Renge-Kyo...
...Nam-Myoho-Renge-Kyo...

  N° 897 - 16 marzo 1991

                                                Il Custode

domenica 30 marzo 2014

DI STENDHAL

Io odio il tuo viso pulito
l’arte che modella il tuo corpo
ed ogni parola che sussurri
possiede un’irritante dolcezza
tu sei emblema di purezza
un dipinto da contemplare
ed io aborro la tua sobrietà
quell’istinto di fasulla bontà.

Adesso affondo il rasoio
fino a che i tuoi seni esplodono
il tuo sesso che era sortilegio
diventa per me trofeo di caccia
tu adoperi l’ultimo respiro
per le tue stupide frasi d’amore
e saltano anche i tuoi occhi
che sembrano avermi già perdonato.



Crollano al suolo le lacrime
per un dolore che non puoi celare
tu, fottuta e candida Madonna
proprio non mi sai maledire
ed io odio la tua espressione
di angelo che incontra l’eterno
e godo a gridare sul tuo volto
che il tuo paradiso è un’invenzione.

Nessuna luce ti accoglie
tu scopri di essere morta per nulla
solamente per soddisfare
questo mio malsano desiderio
di deturpare la tua bellezza
con i tagli e con le cicatrici
ed offuscare la tua perfezione
annegandola nel tuo stesso sangue.

  N° 1979 - 22 febbraio 2012

                                                       Il Custode

COME SE FOSSIMO AMANTI

Trascinami nel tuo uragano
dentro lo specchio screziato
dei tuoi occhi di antrace
come se fossimo amanti
precipitati per puro caso
ognuno nelle braccia dell’altra
ognuno in balìa del dolore
delle parole carpite alla brezza.

Adesso tu lanci la pietra
sul pampano che hai disegnato
proprio al centro del cielo
dove mi sfidi a giocare
ma quello è un gioco da femmina
e con garbo reclino l’invito
poiché so che metterai il broncio
un pretesto in più per baciarti.

Io non comprendo il tuo odio
ma fa parte della tua bellezza
tu, tradita da maschere ipocrite
e da anime fatte di scatole vuote
allora passo in rassegna i sorrisi
in bella mostra sul mio scaffale
sceglierò quello più vero
che spero ti debba piacere.

Tu parli di me alla tua notte
ed io ti descrivo al mio amore
sei gotica come se il tempo
si fosse fermato in un angolo
tanto che le tue docili labbra
profumano di un medioevo distante
il tuo sguardo racchiude la luna
ed un’infinita pioggia di stelle.

  N° 2517 - 22 maggio 2013

                                                     Il Custode

ARRIVA LA STREGA

Arriva la strega
e si ciba di stelle
scivola il sangue sui seni
delle falene e delle farfalle.

Il demonio si inchina
poi si strugge d’amore
ma la strega lo ignora
e lo lascia morire.

Labbra da sortilegio
sguardo che sa ammaliare
fiamme dentro i suoi occhi
ma è di ghiaccio il suo cuore.

Il demonio si adira
ma si lascia irretire
dal suo viso bellissimo
dalle sue false parole.

Impallidisce la luna
e va a cercare rifugio
dietro nuvole e monti
dentro ogni pertugio.

Il demonio si arrende
al suo destino ignavo
sorride adesso la strega
che ne ha fatto il suo schiavo.

  N° 1745 - 7 gennaio 2011

                                                   Il Custode

URANIA

Un viandante in cammino
tra i viali e le colonne
nell’Olimpo immenso
come io fossi prigioniero
nel labirinto di Dedalo.

Scrutato severamente
dallo sguardo di Zeus
io chiamavo il tuo nome
ma ottenevo in risposta
la eco della mia solitudine.

Il sospiro di Mnemosine
era per me sprone e coraggio
a non scordare il tuo viso
la lineare perfezione
del tuo corpo di Musa.

Ti ritornavo a cercare
tra le siepi e le rose
i laghi di placide onde
dove, sopra le quiete ninfee
posavano libellule stanche.

Nell’universo distante
ecco tu dove stavi
a disegnare le costellazioni
e satelliti come ghirlande
sul capo d’ogni pianeta.

Allora io, in ginocchio
ed al cospetto di Pegaso
elemosinavo il suo aiuto
che mi prendesse sul dorso
per condurmi dinnanzi a te.

Infido, vestito di tenebra
come la notte più oscura
nascosto da sembrare codardo
protetto dall’Orsa Maggiore
speravo di vederti passare.

Ed il tuo bacio, Urania
è giunto alle mie spalle
a solcare le mie guance
impreziosire le mie labbra
come ornamento di bellezza.

Adesso so che mi ami
che se lo sapesse anche Apollo
brucerebbe le ali di cera
come Icaro vicino al sole
per perire in fondo all’oceano.

Intanto cantano e danzano
gioiose le tue otto sorelle
ma i suoni mi sono ovattati
poiché io non sento e non vedo
null’altro che la tua immagine.

  N° 2084 - 12 maggio 2012

                                                     Il Custode

TU NEL PROFONDO

Adesso sei leggero sibilo
luce che infrange la nebbia
tu nel profondo rimani
appari ad ogni crepuscolo
seppure il cuore si taciti
la mente continua a cercarti.

Le mani coprono il viso
per non vedere il dolore
tu nel profondo sorridi
l’immagine è persistente
tatuaggio oramai indelebile
ricamo nella mia vista.

Le tue foto dentro lo zaino
appoggiate alle mie parole
tu nel profondo mi manchi
negarlo non ha alcun senso
il sentiero che fu deludente
è quello della mia pazzia.

Fermo al centro del mondo
lo sguardo all’orizzonte
tu nel profondo ritorni
ad ogni soffio del vento
che annuso con ingordigia
per nutrirmi del tuo respiro.

Salgo sull’ultima onda
diretta alla tua pianura
tu nel profondo, per sempre
nasconderlo è davvero stupido
che resti un amore reale
benché oramai tramontato.

  N° 2149 - 3 luglio 2012

                                               Il Custode

sabato 29 marzo 2014

SMARRITO NEL BOSCO

Alberi di cartapesta viola
con i frutti di ceralacca nera
e le cime baciano le nuvole
oscurando il cielo e la pianura.

Sentiero di nebbia e di nulla
la bussola non mi può aiutare
a seguire la eco del tuo amore
e nel buio io mi sento smarrito.

Scoiattoli di pezza rammendata
combattono cervi di alabastro
ed io non so per chi parteggiare
perduto ad ascoltare il tuo profumo.


E le farfalle mi regalano fiori
per confondermi il cuore e l’olfatto
così la rabbia mi perfora la mente
ma non posso rifiutare il dono.


Allora accarezzo ogni rosa
e ad ogni rosa impongo il tuo nome
ma la tua voce portata dal vento
è la voce di chi dice addio.

E siedo sopra una roccia di polistirolo
a litigare con le lacrime dei miei occhi
perché anche loro mi hanno abbandonato
adesso oltre me non ho più nessuno.

Alberi di cartapesta viola
con i frutti di ceralacca nera
io ho seguito la eco del tuo amore
ma mi sono smarrito nel bosco.

  N° 1178 - 27 luglio 2008

                                                  Il Custode

PREGHIERA DELL'AVIATORE

Sono arrivato talmente in alto
da pensare di sfiorare il tuo viso
così ho scordato d’essere in battaglia
e la mitraglia nemica mi ha ucciso.

Sono caduto tra le braccia dell’oceano
annegando nel mio sangue e la vergogna
per aver affidato a te la mia vita
e scoprire che eri solo una menzogna.

E tra gli squali che banchettano al mio corpo
ho coltivato ancora una stupida illusione
di vederti onnipotente tra le onde
per condurmi verso la tua redenzione.



Ma mi è rimasto il mio respiro che soccombeva
e gli interminabili istanti di dolore
tra le fauci che affondavano le mie carni
per tacitare l’ultimo battito del mio cuore.

Vorrei non fosse altrettanto stolto
chi mi ha sparato a due passi dal sole
e che mi abbia ucciso per restare in vita
e non per aver creduto alle tue parole.

E mentre muoio mi rimane la rabbia
ed una domanda a cui nessuno risponderà
dove mai andrà la mia anima vagante
se l’azzurro tuo regno è soltanto falsità?

  N° 1121 - 12 giugno 2008

                                                  Il Custode

NOBILE SANGUE

Sulle tue braccia sottili
lievi ruscelli scarlatti
scendono tra le lenzuola
dentro il tuo gelido letto
e cade la prima lacrima
da quei tuoi occhi stupendi
tu adesso piangi un addio
lo sento nella penombra.

Osservo il tuo nobile sangue
implodere sulle mie mani
le labbra ne sono attratte
la vista ne è inebriata
però il tuo bacio improvviso
è ciò che davvero speravo
nuda, appoggiata al mio petto
io ascolto il tuo cuore gridare.

I tuoi capelli finissimi
di tenebra e manto di corvo
si intrecciano fra le mie dita
come seta all’arcolaio
le guance ancora si cercano
si scambiano intense carezze
mentre io ti sussurro il mio amore
il tuo respiro diventa uragano.

Svanisce ogni singola voce
il mondo si fa più distante
ed io mi disseto alla fonte
della tua indecente passione
scintilla il tuo sorriso migliore
dentro il buio della tua stanza
l’addio avrà un altro momento
io, adesso, ho bisogno di te.

  N° 2474 - 9 aprile 2013

                                                Il Custode

MI PERDO IN TE

Mi perdo in te
e non voglio tornare
ed allora mi fermo
dentro il nucleo del sogno
dove le tue dolci labbra
hanno un calore intenso
il calore dei baci
caduti in fondo all’oblio.

Io so chi sei
conosco ancora il tuo nome
ogni lettera è scritta
tra le pareti dell’anima
sei diventata murales
fatto di sangue indelebile
io so chi sei
sebbene tu non lo confessi.

Faccio linee simmetriche
al principio del cielo
e mi guida l’istinto
nel disegnare il tuo viso
ed è talmente bello
da memorizzarlo negli occhi
chiunque vede il mio sguardo
ora impazzisce d’amore.

Crolla via il mio sospiro
nel grembo dello scirocco
sicché io di nascosto
posso scendere e carezzare
i tuoi capelli e le gote
persino il morbido seno
mentre mi perdo in te
laddove potrei anche morire.

  N° 2304 - 8 novembre 2012

                                                       Il Custode

LA PRIMA VOLTA CHE MI UCCISI

La prima volta che mi uccisi
stavo saltando le pietre
sopra un ruscello di montagna
e caddi battendo la testa
sopra il mio pensiero più cupo.

Allora presi a viaggiare l’oblio
dimenticando di essere triste
e tornai a calcare i miei passi
soltanto per poterlo fare ancora
ed ancora fino all’infinito.

Sdraiato sopra una foglia morta
attesi la tempesta perfetta
per vedere i miei ricordi affondare
sotto onde di pioggia e rugiada
in picchiata da un cielo pigro.

Ostaggio di una lieve pazzia
fui equilibrista sopra lo zolfo
che bastò una sola scintilla
ed il fiammifero prese a bruciare
facendo cenere del mio dolore.

Distrattamente, come chi sogna
cavalcai il dorso delle nuvole
però per osservare la speranza
precipitai sull’asfalto di lamiera
e in un istante mi lacerò il cuore.

Ma un lupo che fumava il narghilè
domandò perché mai lo facessi
mentre io desideravo di morire
tutte le volte che fosse necessario
per potermi liberare dell’amore.

  N° 2235 - 16 settembre 2012

                                                          Il Custode