sopra una patina di polvere
che io, maldestramente
soffiai sotto il selciato
e tra le foglie e tra l’erba
il tuo respiro infine tacque
portandosi via quell’amore
che ancora oggi fa male.
Lo so che
odiavi il mondo
nella misantropia del dolore
ma sorridevi il tuo sorriso
quando violavi il mio sguardo
ed allora io mi convinsi
della tua necessità di dolcezza
la seminai nella tua casa
trascinata via dal terremoto.
E rimbomba nella
mia testa
l’urlo secco della rotaia
io mi rivedo al finestrino
con il naso alla pianura
e le regioni sfumavano piano
così come facevano le stagioni
poiché io volevo essere là
dove non eri soltanto un’ombra.
Alle porte di
dicembre
fu così forte il tuo sospiro
che non lo potevo ignorare
né pensarlo come un’illusione
ma chissà se tu lo rammenti
chiusa dentro il tuo crepuscolo
che non era sintomo di pazzia
desiderarti nella mia carne.
Nera al pari
della mia anima
tu non sembravi giunta per caso
ed io abdicai senza alcuna remora
al tuo profumo talmente intenso
e mi inoltrai nella notte profonda
dalla quale non sono tornato
sicché mi volto e non vedo nulla
nessun sentiero su cui camminare.
Adesso cerco
uno spiraglio
un soffio di luce in lontananza
non era destino averti davanti
oppure il destino mi ha ingannato
però quando tu dicesti: <<Ti penso...>>
io pensai tu lo pensassi davvero
forse è questo il mio tormento
nulla ferisce quanto averti creduta.
N° 2330 - 29 novembre 2012
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento