Tu mi parlavi
ma le tue parole
volavano via
e raccolte dal vento
implodevano
in frammenti di stelle
mentre io
ascoltavo il profumo
della mia solitudine
e non ti sentivo
non sapevo vederti.
Nascosta dalla
notte
tu piangevi
lacrime di gelida brina
che io credevo pioggia
sorpreso e sgomento
sotto un cielo terso
nel quale si frantumava
la eco del tuo dolore.
E quando
nacque l’aurora
alle pendici di colline
calpestate dai raggi del sole
fino ai prati senza mai fine
tinteggiati di fili d’erba
io mi fermai
dove i grilli cantavano
una nenia struggente
che raccontava la tua fuga
lontana dai miei occhi
dai ricordi tumefatti
dei giorni da noi spesi
che io faticavo a ricordare.
E folle e
sorridente
adesso io cerco
all’interno delle mie tasche
ogni singola scintilla
dei momenti che tu
giuravi d’avermi concesso
ma non trovo più nulla
se non la mortificazione
d’essermi dimenticato
di dirti il mio addio.
N° 1715 - 6 aprile 2010
Il Custode
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