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domenica 24 novembre 2013

IL BOMBARDAMENTO

E l’aria si sgretolò
incrinata e dopo umiliata
dai pesanti colpi di cannone
che le navi inglesi alla fonda
vomitavano senza stancarsi
e parevano essere tuoni
nel cielo limpido e terso.

Io scendevo la Maddalena
diretto verso la scuola
nella mattina di febbraio
che il gelo si faceva mite
ed odorava di salsedine
mescolata con buona sapienza
alla focaccia con la cipolla.

Dal ciottolato di San Lorenzo
vedevo giungere dal mare
il bagliore di cento lampi
come se fosse ancora Natale
sembravano essere il riflesso
dei primi raggi del sole
che si destava sopra le onde.

Ed il proiettile precipitò
come un falco diretto alla preda
dopo infranse tegole e travi
si adagiò sul pavimento del duomo
noi tutti restammo in silenzio
e tacque persino la bomba
che pareva quasi un miracolo.

Poi esplosero le grida
dall’esterno della cattedrale
io corsi fuori, incosciente e curioso
incespicai sopra i corpi straziati
che seppure non li riconobbi
alcuni erano i miei compagni
lo capii dalle madri disperate.

Ed i gabbiani sopra le bitte
volarono per dirmi qualcosa
urlarono di trovare riparo
dalla pioggia di fuoco e metallo
ma io guardavo tutto quel sangue
che colava giù per la strada
ero impietrito per il terrore.

Adesso non ho che vaghi ricordi
le schegge roventi e dopo il buio
le cicatrici sulla mia schiena
mi rammentano di non scordare
i cadaveri dei bimbi e dei gatti
sparpagliati per i caruggi
di Genova, in ginocchio e piangente.

  N° 2466 - 3 aprile 2013

                                                Il Custode

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