simili ai sassi, i pensieri
adesso che piante e cespugli
lasciano spazio alle case
e dove era la mia dimora
non resta che il vuoto immenso.
Sentivo cantare
le allodole
i grilli litigarsi l’amore
le nuvole dei giorni di pioggia
erano madri che borbottavano
e rimproveravano le ruspe
giunte ad uccidere i fiori.
Ora il mio
prato è d’asfalto
di marciapiede e dopo di portici
dove gente che non mi conosce
mi tratta come un delinquente
ma io non rubo, né ammazzo
ho soltanto la mente instabile.
Così mi siedo
sopra la brezza
come Aladino sul suo tappeto
poiché spero mi possa condurre
dove esista chi ha cura di me
ed io stringo forte il mio nome
perché è tutto ciò che ricordo.
Intanto che
perdo una lacrima
e che sembra brina dagli occhi
io faccio spallucce al destino
e siedo dove erano i pini marittimi
dopo cedo una parte del mio cuore
a quel regno che mi hanno sottratto.
N° 2247 - 26 settembre 2012
Il Custode
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