in questa notte di tregenda
dove mai sarà l’uscita
dentro questo labirinto?
Prigioniero
delle tenebre
del sospiro del demonio
io incespico tra le panche
nel tentativo di scappare.
Una luce, uno
spiraglio
una porta a me dinnanzi
sembra essere la canonica
la salvezza o forse l’oblio.
Mi muovo con
circospezione
mani fendono nel buio
le ombre scendono dal pulpito
dagli anfratti e dall’altare.
Io mi dibatto,
ma inutilmente
le creature mi sollevano
e come io fossi Gesù Cristo
vengo inchiodato sulla croce.
Il mio sangue
scende al suolo
tra le fughe delle assi
si insinua nella nuda terra
è nutrimento per le radici.
Dal cimitero
sconsacrato
sepolto sotto questa chiesa
si risvegliano i defunti
escono fuori dal pavimento.
Uno stormo di
falene
danza attorno alle candele
provocando forme sinistre
tra le arcate e sul soffitto.
D’improvviso
una voragine
s’apre dentro la cappella
fiamme alte verso il cielo
a distruggere la cripta.
Il fuoco
viaggia velocissimo
e divora ogni ostacolo
il mio corpo brucia e scioglie
io agonizzo il mio dolore.
Ora il diavolo
è appagato
le mie carni sono cenere
ma lui stringe la mia anima
tutto ciò che è il mio destino.
Con un
frastuono assordante
sprofonda adesso l’edificio
a raggiungere gli inferi
e nascondersi agli umani.
Il tempo di un
breve sortilegio
si ricompongono le mura
dopo avere celato con cura
ogni visione della mattanza.
E la chiesa
torna a vivere
dove si era inabissata
ad attendere pazientemente
l’arrivo di un nuovo viandante.
N° 2648 - 22 settembre 2013
Il Custode
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