come tuono impetuoso
l’urlo agonizzante
delle tue unghie
che graffiano la bara
scavano la terra
intanto che il tuo respiro
gelido e disperato
ansima, dopo si placa
e abdica alla morte.
Si agita la
tua ombra
spettro d’ira e di sangue
dentro lo specchio
nella mia mente
mentre evoco il tuo nome
per invocare il perdono
ma trafitto dal tuo sguardo
ascolto immobile e rassegnato
i tuoi passi da serpente
che strisciano il pavimento.
Pelle di cera
tumefatta
e fiamma di candela spenta
il tuo pugnale scintilla
la luce della tua rabbia
dopo spalanca il mio petto
dove il mio cuore è in attesa
e si lacera e si frantuma
al tocco dei tuoi artigli
mentre tu, adesso estasiata
assapori la tua vendetta.
N° 1737 - 30 ottobre 2010
Il Custode
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