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venerdì 22 novembre 2013

UN BURATTINO

...Eppure il grillo lo disse
con la sua infinita saggezza
che un giorno mi sarei pentito
del mio insolente egoismo
ma io ero esausto, o fata
di essere legna da ardere
poi burattino da manipolare
per il volere di mastro Geppetto.

Egli mi modellò con amore
ma io non lo comprendevo
tanto ero preso di me
dall’urgenza di essere bambino
e quando tu mi accontentasti
lo intesi come un atto dovuto
siccome il suo gesto estremo
di vendersi l’unica giacca.

Di corsa, per le vie del borgo
e dietro i gendarmi ansimanti
però il carro di Mangiafuoco
era una tentazione fortissima
sicché usai il mio abbecedario
per potermi comprare il biglietto
…povero, disperato mio babbo
che io fui un figlio indegno!

Mi ritornasti legno di pino
da cui egli scelse il mio nome
proprio nel mezzo dello spettacolo
fu questa la tua punizione
io però ero davvero scaltro
da impietosire il burattinaio
fui libero ed alfine ricco
sopra il sentiero del ritorno.

Ma ingenuo come si conviene
ad un adolescente senza istruzione
fu facile cadere nell’inganno
ordito dal gatto e dalla volpe
senza più monete e senza meta
conobbi quindi la prigione
e se solo io ti avessi ascoltata
ti avrei resa orgogliosa di me.

Ed il mare sputava rabbia
la gente affollava il molo
tutti ad osservare quel vecchio
che affrontò le altissime onde
io riconobbi il mio genitore
sopra un guscio di barca
egli per riportarmi a casa
divenne presto pasto della balena.

Allora io combattei le acque
per ricongiungermi al mio caro
dopodiché tutto si fece oscuro
l’oceano volle prendere pure me
che mio malgrado mi ridestai
sopra una spiaggia molto distante
ed ancora io ti vidi, o fata
amorevole nel tuo ennesimo perdono.

Finalmente sembravo aver compreso
fino a diventare un bimbo buono
eccellente di scuola e di condotta
tutto in virtù del tuo amore
ma la mia mente era volubile
e bastò una sola, lieve scintilla
la comparsa di tale Lucignolo
a distruggere ciò che costruisti.

Stupido, stupido e stolto Pinocchio!
Col miraggio del paese dei balocchi
utopia che durò una breve notte
ed al mattino si udì solo ragliare
asino, oh sì, di testa e di fatto!
Io pronto ad esibirmi nell’arena
ma là io ti vidi tra la platea
piangere una lacrima turchina.

Adesso zoppo ed oramai inutile
destinato a diventar tamburo
fui gettato ancora nelle acque
ma burattino, fuggii all’orizzonte
dove comparve tremenda ed imponente
la sagoma della maestosa balena
che mi inghiotti in un solo boccone
e nel suo ventre ritrovai il babbo.

Noi finalmente, salvi verso la riva
Geppetto ed io sul dorso del tonno
entrambi lieti della nuova vita
tra le mura della antica dimora
così i sogni paiono essersi avverati
io sono il bambino che volevo
egli ha il figlio che desiderava
…fino al mio prossimo capriccio.

  N° 2286 - 23 ottobre 2012

                                                     Il Custode

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