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sabato 16 novembre 2013

LA CLESSIDRA

La clessidra esplose
e polvere e cristalli
si sparsero ovunque
sul pavimento di marmo
io con le mie mani
oramai piaghe e sangue
ne facevo mucchietti
per fermare il tempo
prima che raggiungesse
il momento preciso
in cui ti avevo perduta.

L’afa era opprimente
ma le finestre serrate
perché il vento bussava
colpi violenti sui vetri
per entrare e soffiare
crudele sopra la polvere
sulla residua speranza
di vederti comparire
oltre quella mia soglia
con indosso un sorriso
che uccidesse il tuo addio.

Allora con la saliva
ricomponevo ogni pezzo
soltanto per dare forma
alla clessidra in frantumi
e la riempivo e supplicavo
che fosse in grado di resistere
e riportarmi ai momenti
fatti dell’immenso amore
che custodivo nell’anima
l’unico posto nel quale
non avrebbe mai avuto fine.

Alacremente incollavo
ogni scheggia di vetro
dopo ascoltavo le scale
per sentire i tuoi passi
la vista mi si annebbiava
il mio respiro scemava
frattanto che rimodellavo
e continuava a mancare
il frammento più grosso
che io cercavo e trovavo
conficcato al mio cuore.

  N° 2206 - 20 agosto 2012

                                                   Il Custode

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