Vado incontro
alla luce
come un condannato
si incammina al patibolo
la delusione alle spalle
e la pesantezza dell’anima
che odora di solitudine.
Le ultime
oscure scintille
mentre mi volto indietro
ma la mia ombra si ferma
pare non voglia seguirmi
e resta immobile e sola
sulla soglia del crepuscolo.
Soltanto un
gesto d’addio
questo saluto mio estremo
lacrime che sembrano stelle
scivolano dentro la notte
e volteggia rabbiosa la luna
provoca una tromba d’aria.
Uno
squilibrato equilibrista
sono i miei passi insicuri
sopra la fune del destino
al quale non ero destinato
il mio sguardo si fa cieco
perché il buio diventi eterno.
Vado incontro
alla luce
come un moribondo
si rassegna alla dipartita
ed i pensieri cambieranno
ma il ricordo delle tenebre
sarà parte del mio cuore.
N° 2125 - 13 giugno 2012
Il Custode
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