Labbra di
fuoco infernale
e lingua che scava profonda
sapiente lussuria m’inghiotte
tu inchiodi i tuoi occhi
sopra il mio viso
dentro il mio sguardo
a trovare la conferma
d’avermi infine prigioniero
come fossi cane al guinzaglio
la mosca sulla tela del ragno.
Odo il mio
cuore gridare
come tempesta che si alza
uragano di vento e passione
le mie dita tra i tuoi capelli
e le frasi che mormori
quando tu lasci la preda
aumentano la mia eccitazione
e torno a offrirti la mia carne
fino a implodere in te
il seme mio che genera vita.
Epilogo alla
nostra battaglia
mai vinti, entrambi vincitori
che come esausti guerrieri
poniamo le armi e gli ardori
s’intrecciano le nostre mani
come cime attorno alla bitta
come radici di fiori alla terra
e mentre venero il tuo viso
non serve più alcuna parola
se non il mio sincero ti amo.
N° 1783 - 6 marzo 2011
Il Custode
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