mesti e addolorati
sotto il sole cocente
nella pioggia che sferza
le vostre figure in nero
dall’andatura indecisa.
Fiori di ogni
colore
stretti fra le mani
che presto appassiranno
sorrisi che non germogliano
serrati fra i denti
nella rabbia della morte.
E vedo i
vostri volti
segnati dalle rughe
delle notti insonni
e l’imbarazzato pudore
e sono mortificato
dalle lacrime versate
mentre i bambini giocano
tra schiamazzi da fiera
impreparati al lutto
alla ferita dell’addio.
Ma poi cala la
notte
e tra le tenebre
la quiete della solitudine
io ascolto la meraviglia
delle carezze del vento
che cullano i ciuffi d’erba
la luce tenue e soave
che brilla dai fuochi fatui.
Sotto la mia
lapide
io mi sento fortunato
la sofferenza è svanita
ed è rimasta impressa
nei vostri cuori sfregiati
i ricordi ed i rimpianti
che non tramontano mai
mentre io godo del silenzio
tra le croci e i cipressi
e mi sento finalmente
libero e sereno.
N° 1548 - 14 giugno 2009
Il Custode
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