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giovedì 21 novembre 2013

PENSIERI DALLA LAPIDE

Vi osservo passare
mesti e addolorati
sotto il sole cocente
nella pioggia che sferza
le vostre figure in nero
dall’andatura indecisa.

Fiori di ogni colore
stretti fra le mani
che presto appassiranno
sorrisi che non germogliano
serrati fra i denti
nella rabbia della morte.

E vedo i vostri volti
segnati dalle rughe
delle notti insonni
e l’imbarazzato pudore
e sono mortificato
dalle lacrime versate
mentre i bambini giocano
tra schiamazzi da fiera
impreparati al lutto
alla ferita dell’addio.

Ma poi cala la notte
e tra le tenebre
la quiete della solitudine
io ascolto la meraviglia
delle carezze del vento
che cullano i ciuffi d’erba
la luce tenue e soave
che brilla dai fuochi fatui.

Sotto la mia lapide
io mi sento fortunato
la sofferenza è svanita
ed è rimasta impressa
nei vostri cuori sfregiati
i ricordi ed i rimpianti
che non tramontano mai
mentre io godo del silenzio
tra le croci e i cipressi
e mi sento finalmente
libero e sereno.

  N° 1548 - 14 giugno 2009

                                                   Il Custode

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