ove, stretta la veste tra
gli artigli
ti ha condotta il demoniaco
grifone
sulla cima più alta del
monte
ipnotizzata dai fumi della
mandragora
sotto lo sguardo vigile del
drago.
Là è dove ti volle il malvagio stregone
avvinto dalla tua bellezza
paradisiaca
e geloso del nostro amore
illimitato
che nemmeno le sue pozioni
malefiche
sono state in grado di
mitigare
cosicché decise di rubarti al
mio cuore.
Ma in una notte livida come un lamento
io affronterò i tuoi
spietati guardiani
trafiggendo il grifone con
la balestra
affrontando il drago con la
spada sguainata
e come fosse uno specchio
che riflette sventure
frantumerò l’incantesimo che
ti perseguita.
Poi supplicherò l’aiuto di una fata
che mi conceda i poteri
della magia
affinché io non soccomba di
tragica morte
al cospetto del rivale che
ti tiene a sé
e le stelle fuggiranno il
campo di battaglia
e la forza della giustizia
mi vedrà vincitore.
Sarà allora che ti riporterò al castello
scavalcando il cadavere del
tuo aguzzino
e ti veglierò nei giorni e
nelle notti
nell’attesa del risveglio
dal tuo sonno
ed i miei occhi
scintilleranno di poesia
quando il tuo bacio
sigillerà la fine dell’elegia.
N° 1114 - 8 giugno 2008
Il Custode
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