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giovedì 7 novembre 2013

BARBONI

La notte da dietro i vetri
ricopre il cielo di malinconia
ma chi non ha dove andare
forse si sente a casa sua
per strada, nel buio
a rincorrere i propri pensieri
racchiusi in vecchi paletot
e sogni oramai amari
sono quelli che hanno vissuto
troppo da soli.

Ci sono strade e speranze
sotto quel cielo color di catrame
ma chi non ha a chi pensare
non ha più stelle sulle quali contare
la luce fioca li osserva
da dietro i lampioni
che navigano per la città
senza meta o ambizioni
sono quelli che hanno vissuto
come barboni.

Chissà se la città
saprà prenderli per mano
per poi portarli via
ovunque sia ma sia lontano
chissà se i loro occhi
resi ciechi dal passato
hanno visto già il futuro
hanno pianto a muso duro.

Chissà se crescerà
il perdono della gente
che li osserva di nascosto
dalle case o dentro i bar
chissà se in fondo al cuore
hanno un soffio di rimpianto
per essersi buttati via.

La notte da dietro i vetri
ripara il mio mondo dalla sua brina
e riposa quel corpo di vecchio
che ha come letto una panchina
la luce fioca lo osserva
da dietro un lampione
sbandato ed oramai pieno di tic
come una vecchia canzone
è lui che ha sempre vissuto
come un barbone.

Ma c’è senz’altro amore
sotto quel suo viso stanco
soffocato da battaglie
che lo hanno reso meno bianco
c’è tristezza e c’è dolore
che nessuno sa fermare
e che lui non sa gridare
del resto, poi, non servirà.

Chissà se quando piange
piange lacrime sincere
o sono come la sua vita
a rincorrere chimere
chissà se in fondo al cuore
reca un soffio di rimpianto
per essersi buttato via.

  N° 895 - 4 luglio 1990

                                            Il Custode

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