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venerdì 31 gennaio 2014

CHE STORIA!

E sussurrò il folletto dei boschi
parole rubate allo stagno incantato
e lo fece con una tale veemenza
che tramutarono in gocce di brezza
e dirette verso la fata di ghiaccio
ne scompigliarono capelli e pensieri.

Dal lieve pertugio sulle sue labbra
mosse qualcosa simile ad un bacio
che raccolto da una libellula
volò in circolo come un mulinello
fino a quando non ne fu esausto
e riposò sulle gelide gote di lei.

S’arrampicavano l’edera e i rovi
e sopra di essi, formiche guerriere
il loro scudo a forma di cuore
proteggeva il cuore della bella fatina
allora il folletto si sentiva tranquillo
ed ogni giorno sempre più innamorato.

E passavano i secoli e con essi la luna
che sbuffava impaziente e indisponente
quando, sperduta dentro la notte
smarriva la strada verso i suoi occhi
e lei, imprigionata da un sortilegio
non poteva nemmeno guardare le stelle.

Sicché il folletto, per noia e talento
compose poesie per la gelida donna
gliele leggeva ed intanto arrossiva
sotto lo sguardo di lucciole e grilli
le une romantiche quanto le rose
gli altri in attesa di un finale struggente.

All’improvviso e squarciando le nuvole
la strega giunse a cavallo di un drago
e mormorando una nenia improbabile
destò la fatina, folle di gioia il folletto
si allontanò con un inchino e un sorriso
il suo incantesimo era stato un dispetto.

Pianse la brina per la commozione
gli scoiattoli recarono ceste di doni
<<Che storia!>>, Pensò madama la quercia
mentre i due si sfioravano i visi
sicché la fatina ritornò alla vita
ed il folletto poteva amarla davvero.

  N° 2524 - 29 maggio 2013

                                                     Il Custode

BRUNILDE

Impreca Brunilde
Regina tra le valchirie
generata da Odino
lei, reggente d’Islanda
bestemmia il tradimento
di Gunther il burgundo.

Vendetta atroce
rabbia senza mai fine
ma sulla pira funebre
pronunziò il suo nome
il moribondo Sigfrido
e lo fece con passione.

Adesso una mortale
bandita dalla razza divina
piange Brunilde
per il reato commesso
d’essere caduta nel tranello
ordito dal mago Hagen.

Con l’anello maledetto
lei viaggia le fiamme
e brucia Brunilde
nel rogo del Walhalla
insieme a tutti gli Dei
al Pantheon norreno.

Si infrange alfine
il sortilegio malvagio
ed una nuova stirpe
abita terre e fiordi
e sorride Brunilde
del ritrovato amore.

  N° 2055 - 16 aprile 2012

                                                 Il Custode

AMARTI QUANTO MI AMI

Sicché dentro i tuoi occhi
smarrirmi è un solo istante
e vedere come mi vedi
appare un sogno insperato
d’improvviso sulle tue labbra
adesso io imparo a tacere
ho tempo ed ho desiderio
di essere dentro il tuo bacio.

Amore che dissero i posteri
dacché sulla tua pelle
la luna trovò la sua alcova
e la primavera, i profumi
amarti quanto mi ami
è questo il messaggio primario
che ho scritto nel mio diario
con il mio sangue e l’inchiostro.

Precipito come un bambino
sopra i tuoi morbidi seni
e come nel grembo materno
nessuno può farmi del male
benché abbia affrontato battaglie
mi sento davvero confuso
e dinnanzi alla tua bellezza
riverente io cado in ginocchio.

Amore che pare una stampa
di tela preziosa e pregiata
è indubbio che l’intera notte
si posi sopra i tuoi capelli
ed io sento sulle mie dita
brividi di raso e di seta
e sono grato al mio karma
poiché io ti amo davvero.

  N° 2504 - 8 maggio 2013

                                                  Il Custode

VISIONE

Lei passò luminosa nel cielo
come la coda di una cometa
seminando polvere di stella
che profumava di passione
e lui conservò la sua ombra
dentro le sue pupille di noce.

E lesse la mente di una veggente
per raggiungerla ed amarla
prima che lei ritornasse alla notte
ma la notte scese inconsapevole
portando il suo buio mantello
che la nascose al suo sguardo.

Lui allora rubò gli occhi di un gufo
e la vide fuggire verso i pianeti
figlia irrequieta del saggio Urano
viso di fiamma e labbra da baci
lei viaggiava a cercare i misteri
e gli sorrise con malizia e sincerità.

Così la vide rallentare la sua corsa
e pensò che fosse per amore
mentre lei intendeva cogliere fiori
che germogliassero l’universo
per renderlo più bello da vedere
più affascinante da raccontare.

Adesso lei gli era davvero davanti
a due soli mondi dalle sue mani
finalmente lui la poteva toccare
ma distratto dal desiderio di carezzarla
troppo vicino ai raggi del sole
il suo cuore bruciò e diventò cenere.

  N° 1145 - 4 luglio 2008

                                               Il Custode
  

UN RICORDO BELLISSIMO

E però avrò di te
un ricordo bellissimo
come il calore del fuoco
che mi scava la carne
dopo diventa veleno
ed infetta il mio sangue.

Sul ciglio del baratro
in attesa della tempesta
mentre le api e le farfalle
cercano di trattenermi
eppure quel cielo plumbeo
rassomiglia al tuo sguardo
e pare volermi tentare
mi chiama con insistenza.

Sicché dentro la notte
il canto delle cicale
sembrerà essere il suono
delle tue unghie affilate
che stridono sui miei occhi
li penetrano e li fanno saltare.

Seduto sopra una lacrima
e non so a chi appartenga
comunque ne annuso i fumi
che sfiorano la superficie
e la mia pelle si sfalda
come un serpente alla muta
io divento sostanza molle
intanto continuo a pensarti.

Un tempo io ero fenice
allora mi rammento di vivere
forse per via del tuo bacio
pare avermi reso immortale
o forse sono una marionetta
che muore al tuo comando.

In bilico sopra i pensieri
da quando non penso più
ma le tue mani stupende
stringono ancora il mio cuore
ma io ti odio tantissimo
almeno quanto ti amo
perché sebbene ti scacci
la tua ombra è sempre con me.

  N° 2477 - 12 aprile 2013

                                                 Il Custode

giovedì 30 gennaio 2014

TI STRINGEVO

Ti stringevo
stretta al mio petto
e le tue lacrime
come gocce di acido
scavavano la mia pelle
ed oltre ancora
dentro le mie vene
ad infettare il sangue
della malattia del dolore
il germe della disperazione.

Ma già allora
profumavi di rimpianto
il profilo sbiadito
da tramutare in ricordo
mentre io mi ergevo
in bilico sulla rupe
della codardia della vita
il riflesso della rinascita
che si alzava imponente
e mi occludeva il tuo sguardo.

Adesso ti penso
come si pensa ad un sogno
appoggiato alla notte
ed ha lasciato una scia
di confusa magia
e guarisce il dolore
soccombe la disperazione
e tu diventi un’ombra
come non fossi mai
accaduta davvero.

  N° 1840 - 17 giugno 2011

                                                  Il Custode

SENDERO LUMINOSO

La mia anima
spettro disorientato
tra le rovine incas
ai piedi delle piramidi
e scintilla il mio sangue
come rugiada scarlatta
sopra le grandi foglie
del sentiero luminoso.

Gridano le scimmie
tra alberi e liane
in questa jungla silenziosa
dove ho smarrito la vita
e le mie spoglie mortali
supine sotto le piante
diventano prelibato pasto
per i ragni e le formiche.

Io, vittima dell’odio
dell’utopia del comunismo
ma non ero che un contadino
mani di ruvida fatica
che davanti ai guerriglieri
mi sono urinato di paura
il terrore della morte
era più forte della mia dignità.

Fu poi brezza che sfuma
il mio ultimo respiro
che il comandante Gonzalo
condannò all’oblio delle tenebre
mentre scintilla il mio sangue
oramai rugiada putrefatta
sopra le grandi foglie
del sentiero luminoso.

  N° 1841 - 19 giugno 2011

                                                  Il Custode

RITRATTO DI LEI

Bellissima
scintillante di luna
e talmente importante
che diventa impossibile
mitigare il dolore
che punge ed affonda
nel cuore sanguinante
la ferita profonda
del suo viso perduto.

Il ritratto di lei
rimane ancora impresso
incatenato come non mai
indissolubile e costante
nella mente ingenua
o bisognosa d’amore
che ne conserva l’immagine
oramai inutilmente
perché è stato avventato
lasciarla svanire
per proseguire un sentiero
già percorso da tempo
forse troppo a lungo
per saperlo cambiare.

Bellissima
dal fascino medioevale
di nero e di viola
e tenebra gotica
nei suoi lunghi capelli
ricami di raso e di seta
nei suoi occhi dolcissimi
lucciole perse nel buio
ma sempre presenti
ad ogni inizio di sogno
fin dove arriva lo sguardo
perché oltre c’è il nulla.

Il ritratto di lei
è un sospiro di cielo
che soffia senza sosta
a trascinare le nuvole
ad urtarsi tra loro
per germogliare pioggia
e tuoni assordanti
e fulmini accecanti
quasi a rendere più cupa
la lama gelida e tagliente
del sacrificio di un addio.

Bellissima
reminiscenza oscura
di un passato remoto
e giovinezza tramontata
mani di morbida ovatta
che scendono leggere e sottili
a sfiorare le guance
con la paura di graffiarle
o forse soltanto il timore
di imprigionare l’anima
nel bisogno impellente
che quella carezza soave
di brivido e di velluto
non debba mai finire
non si possa mai esaurire.

Il ritratto di lei
è una ferita aperta
che non si cicatrizza ancora
con le radici troppo robuste
di un rimorso opprimente
che stringe forte la gola
come un tentacolo avvolgente
e ne occlude le parole
perché il macigno del dubbio
generato dai troppi silenzi
ne ha raccolto l’esistenza
flagellandola impietosamente
causa di un sorriso sopito
travolto dalla delusione
inestinguibile senso di colpa
che dà corpo al maleficio
in cui il desiderio d’averla
diventa agonia insopportabile
ed un rimpianto
che non sbiadisce mai.

  N° 1327 - 5 novembre 2008

                                                         Il Custode

POEMA DEL MINATORE

Lascia che io ti pensi
tra queste gallerie instabili
che odorano di zolfo
ed odorano di sudore
sicché la luce delle lampade
illuminerà il tuo bel viso
e la dolcezza del tuo profilo
mi sembrerà davvero reale.

Lascia che io ti segua
unico battito del mio cuore
verso la via della fuga
tra queste pareti d’argilla
che crollano fragili
per seppellire il mio corpo
in questa mia tomba di oblio
e di fango umido e nero.

Lascia che io ti senta
sussurrarmi tutto il tuo amore
con la tua voce di carezza
leggera di ali di farfalla
tra questi cunicoli sinistri
che si stringono come morse
ad abbracciare il mio futuro
e la mia vita che vola via.

Lascia che io ti veda
mio unico ed eterno rimpianto
ultima visione dei miei occhi
prima che cali il buio
in questa miniera maledetta
dove il mio respiro si arrende
in bilico nella mia gola
e con il tuo nome sulle mie labbra.

  N° 1124 - 15 giugno 2008

                                                   Il Custode

OSCURO

Oscuro e dannato
sono fatto di tenebra
sangue denso e vischioso
come inchiostro di china
che ho scritto e versato
per implorare il tuo amore.

Tu mi hai deriso
adesso io sono arido
la mia anima si incrina
come un diapason venato
emette lamenti striduli
di unghie sopra l’ardesia.

In fondo al viale
dove ha inizio il crepuscolo
la mia ombra si alza
ed annusa la brezza
supplica che mi riporti
il tuo intenso profumo.

Acqua e fiori di pesco
tu eri appena a due passi
il tuo corsetto nero
luccicava tra il salice e il lago
e c’era tutto quel sole…
troppo per la tua pelle.

Allora io ho smorzato
ogni aurora e tramonto
per vivere soltanto la notte
io sono oscuro e gelido
fatto di schegge di dolore
e frammenti di lacrime.

  N° 2202 - 16 agosto 2012

                                                   Il Custode

mercoledì 29 gennaio 2014

NELLE SEGRETE

La dolcezza profonda
della tua voce
e dei tuoi sospiri
ha guidato i miei passi
nel labirinto intricato
tetro e silenzioso
delle segrete del castello.

Io sono pronto a tutto
per nutrirmi del tuo sguardo
di luce che saetta
tra gli angusti corridoi
dall’umidità penetrante
nel terrore talmente fitto
da tagliarsi con la spada.

Ma è dinnanzi al tuo viso
perla di bellezza rara
che io comprendo il mio destino
giacché sarei diventato
cenere dal fiato del drago
pasto per le fiere affamate
anch’essi incantati da te.

Ed è stato quell’amore
germogliato dalle tue lacrime
che ha placato la loro ira
mi ha concesso il tuo sorriso
e adesso stringo le tue mani
poiché ero giunto per salvarti
ma è a te che devo la mia vita.

  N° 1578 - 3 agosto 2009

                                                 Il Custode

MELPOMENE

Ritrova il tuo sorriso
ad illuminare l’Olimpo
ed abiura quella maschera
che rende il tuo viso tragico
poiché possiedi una tale bellezza
da fare invidia alle dee.

Adesso canta, Melpomene
descrivi il tuo amore nascente
onda che s’alza travolgente
verso la tua anima opaca
tradita da chi immaginavi
essere felice al tuo fianco.

Spazza le nuvole oscure
la pioggia che pare ferirti
e tra i giardini divini
raccogli la tua gioia di vivere
seppure tu sia immortale
il tuo cuore sembra defunto.

Componi melodia, Melpomene
nuove note dalle tue dita
parole intense sulle tue labbra
che non pensavi da secoli
mentre tentavi di riemergere
dal pantano della tua delusione.

Io posso vedere i tuoi occhi
ed ho la notte intera nei miei
sorridi al tuo amore nascente
ed il cielo sarà ancora terso
attraversato dalla soavità
della tua voce meravigliosa.

  N° 2297 - 3 novembre 2012

                                                        Il Custode

LA GATTA NERA

E tu attraversasti la mia vita
come se fossi una gatta nera
portatrice di immense sventure
che mi condussero alla pazzia.

Però eri inconfutabilmente bella
e descriverti pareva impossibile
tanto che io mi convinsi d’amarti
e la superstizione al tuo passaggio
sembrava che fosse una diceria
e ti aprii l’uscio del mio cuore
tu entrasti con le parole felpate
e nel silenzio prendesti ogni cosa.

Avevi occhi profondi e penetranti
fatti di schegge di screziato alabastro
la pelle morbida era una tentazione
quasi identica al manto della luna
tanto che le stelle si confondevano
e precipitavano sui tuoi capezzoli.

Ma recasti con te il dono dell’oblio
faceva parte della tua oscura anima
ed avevi artigli di ghiaccio affilato
molto più di ogni tua menzogna
e le tue fusa, quasi fossero veleno
erano soltanto un fottuto sortilegio.

Io adesso percorro la mia notte
e ti cerco in mezzo ai rifiuti
fra gli sbandati che tossiscono
ed i criminali nascosti nelle tenebre
poiché là si erge la tua dimora
dove il malsano odore di marcio
copre il lezzo delle tue labbra
dispensatrici di baci artificiali.

Ma sono le stesse dolcissime labbra
con le quali tu hai marchiato
le mie guance di solchi e di sangue
ed il mio destino che non ha più futuro.

  N° 2510 - 16 maggio 2013

                                                   Il Custode