lacrime e sangue
fin dalle prime sabbia
sopra quell’isola
e non vedevo il nemico
però sentivo il suo odio
tra la fitta vegetazione
percepivo la sua paura.
Gridavano, gli
ufficiali
per spronarci ad uccidere
allora mi inerpicavo
sopra il sentiero melmoso
io scivolavo e cadevo
tra i brandelli di carne
gli occhi in mezzo ai cespugli
distanti dalle proprie teste.
Era soltanto
una roccia
sperduta in mezzo al Pacifico
eppure pareva importante
conquistare quell’isola
le bandiere del sol levante
sventolavano sulla collina
sembrava fossero il monito
a non violarne le vette.
Ricordo che
ero un ragazzo
lo eravamo un po’ tutti
eccetto i fottuti politici
che muovevano i nostri fili
noi, marionette al macello
alcune già prive di arti
ed i giapponesi moribondi
provavano lo stesso dolore.
Rimase una
fotografia
ad immortalare la nostra vittoria
ed oltre le nostre spalle
un tappeto di corpi in poltiglia
e c’era chi agonizzava
chi imprecava e moriva
ma fu un’impresa maestosa
essere sepolti in quell’isola.
N° 2368 - 4 gennaio 2013
Il Custode
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