Ti guardo
dove i tuoi occhi
si chiudono d’imbarazzo
e conducono il mio sguardo
a sfiorare il tuo sorriso
malizioso e complice
del mio desiderio di te.
E ti penso
ancora
ogni volta artefice
di quell’amore maestoso
che nei giorni lontani
nel rintocco degli anni
noi abbiamo ucciso
e poi resuscitato
fenice di sincerità
oltre ogni bene
molto più forte
di qualsiasi dolore.
E ti voglio
sempre
in maniera saggia e matura
fino al crepuscolo
della mia esistenza volubile
il disordine dei miei passi
il ghiaccio delle mie rughe
che quel tuo amore
scioglie di fiamma
di passione inimitabile.
N° 1586 - 10 agosto 2009
Il Custode
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