ed impreco il tuo nome
s’alzano immensi gli alberi
io inciampo tra le radici
il mio volto steso al suolo
è fatto di foglie ed argilla.
Però un profumo
distante
mi schiaffeggia le narici
ed io mi tramuto in formica
per seguirne il percorso
la fragranza mi costa lacrime
ha qualcosa che io già conosco.
Ho mani simili
a vanghe
per costruire un sentiero
che possa condurre il mio sguardo
fino ai tuoi occhi sperduti
dove grida e dopo implora
il tuono dentro il tuo cuore.
Vi è un
concilio di talpe
in quel cunicolo oscuro
e brandelli della tua luce
come lampioni nel parco
ma è un labirinto intricato
io bestemmio e sputo veleno.
Sono nudo in
mezzo alle spine
ma ho portato il mio zaino
dove ho riposto il libro
nel quale è scritto il tuo viso
allora finalmente sorrido
poiché mi rammento di te.
L’amore mi
reca lontano
dove non pensavo di arrivare
la luna è un puntino minuscolo
e scompare nella brughiera
e più le stelle svaniscono
più io ti arrivo vicino.
La tua ombra è
cristallo lucente
che attende oltre il crepuscolo
io percorro strade ed oblio
il tuo sospiro è la voce guida
tu dalla terra mi chiami
ed è una struggente supplica.
N° 2091 - 20 maggio 2012
Il Custode
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