Quelli
celebrano, o madre
i loro santi ed il loro Dio
io resto davanti all’edificio
dal quale sento levarsi al cielo
le urla strazianti dei miei fratelli
i lamenti di chi sta agonizzando.
Io adesso ho
una tale paura
a varcare la soglia di quel mattatoio
poiché ho ascoltato gli anziani
raccontare leggende tremende
che parlavano di sangue e torture
per poi diventare pasto degli uomini.
Odio questa
fottuta ricorrenza
che non è altro che il pretesto
per compiere una strage di noi
benché tu dicevi che nascemmo
per vivere sereni tra questi prati
senza dovere temere la morte.
Qual è dunque
la mia colpa
se in questi giorni di orrore
io sarò destinato al macello?
Ma io sono soltanto un agnello
e non ho mai fatto del male
allora perché mai dovrei morire?
Però quelli
celebrano, o madre
i loro santi, il loro Dio
tra le risate simili a ghigni
dinnanzi a ciò che resta di me
sopra una tavola imbandita
dal frutto della loro crudeltà.
N° 2461 - 30 marzo 2013
Il Custode
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