Il principe
disse qualcosa
però non fu che un bisbiglio
sicché mai nessuna lo udì
ed egli smarrì la ragione.
Salì sopra la
balaustra
e saltò dalla torre più alta
il sole accecava gli astanti
credettero si trattasse di un falco.
E volò oltre i
merli e le mura
ogni tanto scese al fossato
bevve rapido come libellula
poi riprese a sfiorare il cielo.
Attraversò il
villaggio assopito
spossato da quel clima torrido
solo i gatti, giù per le strade
salutarono il volo del principe.
Ma gelido
quanto il dolore
portò una brezza invernale
che calò sopra valli e pianure
come la neve stampata sui monti.
Tra i polmoni
della foresta
si alzavano faggi e castagni
il principe vi si accomodò
a cercare un po’ di ristoro.
Fino al
sentiero del pianto
tra echi di lontani lamenti
e lapidi, poi croci, poi ceri
dopo fiori in penitente rispetto.
Il principe
vide il proprio volto
sopra una lastra di marmo
ed allora, seppure deluso
capì di aver soltanto sognato.
Il suo corpo
si era adagiato
infilzato sopra il cancello
le acque che portavano al lago
erano tinte con il suo sangue.
N° 2386 - 25 gennaio 2013
Il Custode
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