Corpo eretto e
proteso
verso il nulla
le mie ali si aprono
piume di candida neve
ed io osservo il cielo
una distesa di azzurro
di infinito oblio
che sembra attendermi
sembra desiderarmi.
Adesso spicco il
volo
per seguire le aquile
raggiungere le stelle
sopra la tela lucente
di nuvole e di sangue
pace di brezza solitaria
che mi sfiora i capelli
mi riempie lo sguardo
ho il mondo ai miei piedi
quasi io fossi un Dio
un angelo che sovrasta le vette.
Ma se dovessi
cadere
calamitato dal suolo
dal bacio della nuda terra
non verserei alcuna lacrima
né dolore o sgomento
solo il piacere sottile
del paradosso dell’esistenza
che nella morte mi insegna
ad apprezzare la vita.
N° 1708 - 6 marzo 2010
Il Custode
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