Guardavo il
tuo addio
come si guarda una foto
per seguirne il profilo
decifrarne i dettagli
ma non era importante
tu non eri più niente.
Ingiallito nel
tempo
il tuo amore sbiadito
mi aveva già insegnato
a camminare da solo
nessun principio di dolore
in quell’ultimo giorno.
Lievi spine
insistenti
a danzare sul mio cuore
ma i miei occhi si smarrivano
ad osservarne le rose
e non avevo più tempo
per sentirmi morire.
Forse era nel
destino
di quella sera di marzo
in cui la dignità mi suggeriva
che le lacrime non servono
così ripenso al tuo addio
come si guarda una foto.
N° 1604 - 25 agosto 2009
Il Custode
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