Ti implorai, o
figlio
di non andare laggiù
dove le belve affamate
avanzavano a cavallo
e la eco della tromba
era un’incitazione sinistra
per le spade sguainate
alla ricerca di cuori
da straziare con rabbia
fino all’ultimo battito.
E sentivo
lontano
le grida della battaglia
levarsi dalla vallata
sollevate dal vento
e dal vento portate
a scavalcare le colline
fino al nostro villaggio
fino a dentro i teepees
dove i bambini tremavano
per la paura del tuono.
Adesso mi
resta di te
soltanto il tuo corpo gonfio
il tuo volto sfigurato
dalla carezza della morte
ora che sulla radura
è calato il silenzio
che le belve, oramai sazie
hanno voltato i cavalli
hanno portato via i loro cadaveri
lasciando i nostri a marcire.
N° 1900 - 17 dicembre 2011
Il Custode
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