La ragazza
disperata e distratta
percorse un sentiero
di rovi e dolori
nel suo scrigno
un unico raggio di sole
che non si sa mai
quanto il freddo è pungente.
I ricordi
erano spine d’acciaio
vestiti sgualciti
sul suo corpo immaturo
lei piangeva
lacrime senza destino
dentro il vortice opaco
dei suoi occhi smarriti.
Contò i passi
che distavano miglia
dal rimorso feroce
di un amore sbiadito
ed il vento
sussurrava un lamento
di poesia rammendata
sopra foglie morenti.
Era autunno
sembrava fosse la fine
di un tramonto ferito
che affondava nel mare
la ragazza
come una stella cadente
in balìa della sera
si lasciava cullare.
Poi la luna
al crepitio del camino
raccontava alle nuvole
di Lavinia e i suoi sogni
ma fece in modo
di cambiarne il finale
e tramutarla in un lampo
in una favola lieve.
E nel cielo
si disegnava il profilo
di Lavinia e il suo viso
finalmente sereno
così la pioggia
seminò gocce leggere
carezze sulla vallata
del mondo che l’ha tradita
non importa
l’amore è solo un rimpianto
oltre orizzonti di luce
della sua nuova vita.
N° 1666 - 9 novembre 2009
Il Custode
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