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giovedì 8 maggio 2014

MORTE DI UNO SCRICCIOLO

Osservo il cielo terso
oltre la finestra aperta
e vorrei trovare il modo
di lasciare la mia stanza
ma le sbarre della gabbia
sono davvero resistenti
mi si spezzano le unghie
e mi sanguinano le dita.

Ed ogni goccia che cade
con un tonfo sul parquet
crea una voragine profonda
che ti sveglia dal sonno
il tuo sguardo mi schiaffeggia
come una madre troppo severa
ed io proteggo il mio volto
chiuso a riccio fra le ali.

Ed ogni piuma che perdo
di nero inchiostro di china
si dirige verso il soffitto
cavalcando il dorso del vento
io le guardo con rammarico
ma rimango prigioniero
sul pavimento di escrementi
e desideri che sono utopia.

Ed ogni desiderio che sogno
si infrange nel tuo sorriso
tu, aguzzina tra le tenebre
mi mostri sadica la chiave
io ti tendo le mie mani
che avvicini alla tua bocca
e ti compiaci del mio sangue
che va a riempire le tue vene.

E le tue vene sono sentieri
attraversati da immense onde
liquido di vischioso rubino
che sale in cerca del tuo petto
ma la sua corsa si interrompe
all’improvviso trova il vuoto
una cascata verso l’oblio
poiché il tuo cuore non esiste.

Ed il tuo cuore io lo modello
con fili d’erba e ramoscelli
che ho raccolto nella valle
per costruire un nido robusto
tu me lo strappi via con rabbia
lo frantumi contro il muro
io volevo offrirtelo in dono
ma ho provocato la tua ira.

E la tua ira mi sconvolge
perché conosco la condanna
tu afferri la prima forbice
e ti fai sempre più vicina
un colpo secco alla mia gola
e poi tutto diventa scuro
saluto il cielo ancora terso
e muoio dentro la mia gabbia.

  N° 2135 - 21 giugno 2012

                                                   Il Custode

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