Imbraccio il
fucile
e scendo giù al bosco
appostato nell’ombra
adesso attendo in silenzio
sicché non tardi ad arrivare
ignaro del tuo destino
tu sei una preda ambita
ucciderti sarà bellissimo.
Io lo so cosa
cerchi
mentre percorri i sentieri
e ti inerpichi sulle scarpate
con il passo felpato
la sacca posa al tuo fianco
i proiettili dentro la cinta
per la tua lotta impari
contro i cervi e i camosci.
Ma questa
volta è diverso
io sono qui soltanto per te
ed imbraccio il fucile
dopo lo punto al tuo cuore
se fosse quello il bersaglio
tu moriresti all’istante
però io pretendo che tu soffra
e veda la morte nel volto.
E
all’improvviso ti fermi
quasi che tu avessi capito
ti volti e sai cosa significa
sentirsi braccato ed in trappola
comunque è giunto il momento
di porre fine al mio gioco
ti sparo prima alle gambe
dopo al centro del petto.
L’artiglieria
che stringevi
scivola via tra i cespugli
e la eco delle tue grida
si perde nel cielo immenso
prevarica il canto dei fagiani
che celebrano la vita che torna
intanto imbraccio il fucile
e mi avvicino al tuo corpo.
Disteso tra le
foglie secche
tu hai lo sguardo perplesso
pare che tu non comprenda
perché io ti abbia colpito
ma tu, cacciatore e bastardo
che ammazzavi per sola passione
chiudi gli occhi e comprendi
che cosa vuole dire morire.
N° 2611 - 18 agosto 2013
Il Custode
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