Le avvicino
alla notte
le mie dita affamate
del tuo viso e del tuo corpo
che ho smarrito nel buio
ma quel muro di tenebra
è duro quanto il dolore
così mi rimane di te
solamente il tuo profumo.
Allora graffio
con rabbia
quella oscura barriera
e le unghie mi sanguinano
sangue di luminoso rimpianto
e dietro il muro di tenebra
io ti sento chiamare
con la luna che raccoglie
i frammenti della tua voce.
Ma il respiro
della tua ombra
soffia gelido sul mio collo
mi attraversa come un lampo
e mi folgora il cuore
davanti al muro di tenebra
io rincorro la tua scia
ma inciampo sulla lapide
dell’amore che ti ho negato.
N° 1422 - 20 gennaio 2009
Il Custode
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