Davanti a me
spersa nelle tue lacrime
che ti travolgono
come un fiume in piena
e come un fiume scendono
alla volta del pavimento
dove si mescolano al sangue
che gronda in copiose gocce
dagli artigli sulle mie dita.
Io volevo
capirlo
il tuo cuore taciturno
ed è questa la sola ragione
per la quale l’ho estirpato
da quel tuo petto fragile
e adesso io lo scruto
lo osservo e lo ascolto
mentre lo tengo con garbo
sopra il palmo della mia mano.
Tu vorresti
parlare
parole infrante alla fonte
ma la brezza nei tuoi polmoni
scivola via verso l’oblio
e tu allora siedi
debole e vicina alla morte
infine strisci come serpente
e tendi a me le tue braccia
in un gesto che giunge tardivo.
Ed io ora
sorrido
al tuo sguardo meraviglioso
e finalmente sincero
eppure non mostro pietà
l’ho smarrita durante i giorni
a trovare nuovi pretesti
per concederti il mio perdono
e calpestare la mia dignità
in virtù del mio folle amore.
N° 2448 - 21 marzo 2013
Il Custode
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