L’amore si
fece distante
da queste mie mani
trasportato via dal becco
di un gabbiano veloce
oltre l’orizzonte sottile
dello sconfinato mare.
Divenne pasto
di balena
davvero troppo sensibile
finì in fondo all’oceano
oltre i cancelli di Atlantide
per diventare il feticcio
di una sirena zitella.
Con indosso le
branchie
io ho affilato la spada
per strapparlo ed uccidere
l’idra che lo imprigionava
i miei pensieri erano sangue
coralli morti o moribondi.
Scivolò in una
conchiglia
da portare al mio orecchio
per ascoltare quelle parole
dimenticate oramai da tempo
arenate e dopo seppellite
nella sabbia e dalla fanghiglia.
Ed un bambino
giocava
ed inventava enormi castelli
la principessa che invecchiava
all’interno della torre più alta
lo annusò tra i granelli dorati
e pensò che fosse solo suo.
Ma il vento
ch’era adolescente
crebbe a dismisura e alacremente
soffiò con una tale violenza
da far crollare ogni parete
così, pietra dopo pietra
la principessa morì vergine.
Fu infine
l’arcobaleno
a tagliare a metà il cielo
e l’amore che era distante
cadde incontro alle mie mani
ma come una bolla di sapone
esplose al tocco delle mie dita.
N° 2138 - 25 giugno 2012
Il Custode
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