Adesso le si
avvicina
ed odora di carogna
persino i suoi occhi spenti
paurosi quanto l’oblio
sbavano desiderio malsano
scavano la pelle di lei
come chiodi di ruggine e fiamma
cicatrici che non guariranno.
Lei trema
pensieri convulsi
come foglia nella tempesta
comprende che non è un gioco
quella voce non è filastrocca
ma ansima parole sconce
che implodono dentro la testa
dopo strisciano come serpenti
verso gli anfratti dell’anima.
La stanza
simile ad un antro
pare essere la tana dell’orco
e lacrime precipitano al suolo
rivi gelidi dal suo sguardo
lei piange, però non basta
lui ha il cuore di pietra grezza
osservano nell’ombra, i demoni
e odiano quell’essere immondo.
Prigioniera
nella torre più alta
lei non ha alcuna via di fuga
lui sguaina dal suo basso ventre
la spada con cui intende ferirla
ed urla strozzate dalla gola
lei pensa un dolore sommesso
osservano dal cielo, gli angeli
nel frattempo ripudiano Dio.
N° 2295 - 1 novembre 2012
Il Custode
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