Sotto la
tormenta che infuria
io sono un demone affranto
poiché questa neve malvagia
copre ogni tua impronta
ed io ti seguivo a distanza
ti proteggevo dal mondo
ma questa fottuta tormenta
ti ha allontanata da me.
Schiaffi di
candidi fiocchi
la tempesta sferza il mio volto
e benché io gridi il tuo nome
il suo ululato è più alto
e persino tutte le fiamme
che serbo nel mio respiro
ghiacciano a contatto con l’aria
e diventano cristalli di sangue.
Oltre gli
abeti ed i monti
la valle è una coltre di latte
laggiù la mia eco rimbalza
a sfidare la voce del vento
dopo insegue il tuo pensiero
nell’antro delle streghe perdute
dove le anime sono fuochi impazziti
e danzano intorno alle stalattiti.
Ma posano
sopra il suolo gelato
cadaveri di scriccioli e gazze
sorpresi dall’inverno improvviso
che pareva dovesse migrare
io con il mantello di tenebra
sono uno sbandato nella foresta
un folle che attraversa la macchia
sognando di rivederti ancora.
Adesso è una
lastra di vetro
l’acqua del lago di Ophelia
e sotto quello specchio luccicante
scorgo la tua splendida immagine
la mia ira è una mazza potente
che frantuma la tua prigione
ti stringo a me, frattanto ti bacio
e ti nego il consenso di morire.
N° 2442 - 18 marzo 2013
Il Custode
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