Noi fummo
anime
appoggiate alle tenebre
all’inaudita profondità
dell’odore del dolore
la fragranza della morte.
E battemmo
sentieri
di foglie secche e ingiallite
e sotto le foglie le spine
per fermare il cammino
e farci tornare al passato.
Ci dissetammo
alla fonte
del sangue perso per strada
che però rifletteva
ciò che avevamo lasciato
al di là del crepuscolo.
Fu allora che
capimmo
che la notte non dura
il telo posto sull’alba
prese presto a bruciare
al fuoco del nostro odio.
E diventammo
stranieri
ognuno nel proprio baratro
e cuori talmente distanti
da rinnegare l’amore
che forse li aveva uniti.
N° 2147 - 2 luglio 2012
Il Custode
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