Carne possente
e sacrificio
dentro lo stretto budello
contro il volere degli dei
per difendere Sparta
dalla venuta dagli inferi
dell’esercito di Persia.
Un’orda di
fameliche belve
scagliate come saette
dallo sguardo arrogante
dell’immortale dio Serse
che volle le nostre terre
invece conobbe la sua morte.
L’astuzia e la
nostra forza
non furono ahimé sufficienti
e Leonida lo sapeva bene
ma vide nel muso della luna
il viso della sua amata
e seppe per cosa morire.
Giorni di
sangue e dolore
oscurati dalle frecce
che dagli archi degli invasori
solcavano il cielo e le nuvole
alla ricerca dei cuori
cui tacitarne ogni battito.
Poi diventammo
leggenda
quando la eco delle Termopili
attraversò l’Egeo e l’oceano
e narrarono i drammaturghi
che la città venne salvata
dal coraggio di trecento spartani.
N° 2045 - 8 aprile 2012
Il Custode
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