In ginocchio
sopra cocci di vetro
sulla cenere e la brace
le gambe mi dolgono
il sangue mi si rapprende
eppure io devo convincerti
di quanto sia veritiero
il desiderio di averti
e perdermi sulle tue labbra
nel nucleo della tua notte
e smarrire strada e ragione
per non tornare più indietro.
E mi adagio
sopra la tua ara sacrificale
sul mio letto di morte
ed attendo il tuo arrivo
col pugnale o il veleno
ad infliggermi il colpo di grazia
oppure baci e carezze
per riportarmi alla vita
e poi poggiare il mio capo
tra i tuoi morbidi seni
lasciare il mio destino
alla mercé delle tue parole.
N° 1919 - 13 gennaio 2012
Il Custode
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