Abbracciami ancora
dopo
inietta il tuo fiele
alle
mie vene ed al palato
comunque
tienimi qui
sperso
fra le tue braccia
sotto
la nuda terra
dove
siamo morti e risorti
poi ritornammo
ad amarci.
La radice di un crisantemo
solletica
le mie narici
lo
coglierei per donartelo
se non
lo condannassi a morire
e ti
amo con molto orgoglio
fino a
raccontarlo alla talpa
che non
ti vede ma sente
il tuo
profumo pungente.
E le mie dita ti ascoltano
tratteggiano
il tuo profilo
sicché
la tua immensa bellezza
non
sarà un mistero irrisolto
io ti
dico parole e pensieri
ma ti
lascio libero arbitrio
per
credere in ciò che desideri
e scriverlo dentro i miei occhi.
Adesso che trovi ristoro
puoi
concentrarti e sognare
ed io
resterò in disparte
per
l’eternità che ti occorre
ma
sotto la nuda terra
io odo
dei rumori sinistri
ed è il
mio cuore che batte
per il
timore di perderti.
N° 2551 - 24 giugno 2013
Il Custode
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