Durante la
lunga attesa
alle porte di Orione
soffiava un vento lieve
sopra le labbra di Venere.
E schegge di
asteroidi
si conficcavano nel petto
io avevo un pretesto per morire
e fingere che non fosse per te.
Allora le
stelle inciampavano
precipitando dentro l’oblio
smarrito nel limbo della notte
io contavo artigli e ferite.
Nel candore
della Via Lattea
il mio sangue pareva bruciare
ed usciva vapore dal calice
rendeva spettrale la galassia.
Di colpo si
apriva lo sterno
le ossa disposte a croce
per tenere lontani i demoni
ed il cuore perse il rifugio.
La tua voce
divenne sibilo
una meteora che trancia il silenzio
io ti aspettai talmente a lungo
da scordare quale fosse il motivo.
Adesso impugno
il pugnale
per uccidere il desiderio di te
supino sull’anello di Saturno
sogni umidi quanto i miei occhi.
2103- 29 maggio 2012
Il Custode
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