...E poi finì l'autunno
che
correva dietro all'estate
tra le
lacrime di un triste gabbiano
con le ali
ancora malate.
Presi la strada dell'inverno
fuggendo
la neve alla sua caduta
e lei
disse: <<So che non ne hai colpa
ma credo
che tu mi abbia perduta...>>
La ragazza insisteva con il pollice
quando l'auto si fermò davanti a lei:
<<Puoi seguirmi qualunque sia il tuo viaggio
ma non dirmi che storia sei...>>
I capelli suoi rubati alla montagna
ed il cielo nei suoi occhi senza domani
lei fissava i miei gesti senza saperlo
senza sapere che eravamo troppo lontani.
Forse c'è un posto per chi non lo ha
mai cercato
dove lo specchio mi vede diverso
<<...Portami dove senti il coraggio di farlo
il resto, per me, è oramai tempo perso...>>
Non diedi mai tempo che non fosse
giusto
ma non fu mai giusto che io lo facessi
lontano dal mondo con un po' di vergogna:
<<Forse c'è un'altra via, ma saremmo gli
stessi.>>
Quell'aria sua di amore e marijuana
e il coraggio che scivolava insieme alla gonna:
<<So che forse non è cosa che non si condanni
ma è il solo mio modo di sentirmi donna.>>
Non le chiesi mai di darmi spiegazioni
per i mille dubbi che non le avrei potuto confessare
restava in disparte per non rubare i miei pensieri:
<<...Potresti essere di più, ma domani avrò altro a
cui pensare.>>
Il freddo sembrava intimorito dal suo
seno
ed io fissavo la sua bellezza ed il suo fare senza
indecisione:
<<Non possiamo negare di volerlo entrambi
pensare che cambierà qualcosa, in fondo è solo
un'illusione.>>
Rimase il confuso ricordo di lei
quando era ancora lunga la strada:
<<...Oggi è tempo da dividere con te
e domani vada come vada...>>
...E domani è oggi che sono rimasto solo
a
fuggire la neve alla sua caduta
e
abbonda di tempo il mio essere l'unico
e forse
da lei un'altra auto si è già fermata.
N° 423 - 20 settembre 1983
Il Custode
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