Abbine cura,
se tu puoi
dell’amore mio
quel senso di impotenza
che travolge il respiro
e mi tramuta in stupido
mi fa sentire debole.
Dentro il mio
delirio
sono comunque coerente
persino quando domando
le briciole del tuo sguardo
come cane che scodinzola
alla tua prima carezza.
Tento di
estirparlo
dalle radici dell’anima
e dalle pendici del cuore
ma non lo posso abiurare
mentre ti tendo una mano
che ora non sanguina più.
Sei tutto ciò
che desidero
né schiavitù, né libertà
solo che ascolto la brezza
recarmi le tue parole
disegnarmi il tuo profilo
nel quale mi sento appagato.
N° 2312 - 14 novembre 2012
Il Custode
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