Racchiusa
nell’abito nero
adesso attraverso il salone
nessun bouquet fra le mani
nessun sorriso sul volto
ma dalla spada che stringo
scivola come pozione magica
sangue di preti e di monache
che impatta sopra il sagrato.
Odo le urla
dei cherubini
imprigionati alla volta
e si alzano fiamme di inferno
in cerca anime e martiri
nascosto dietro alle colonne
il vescovo invoca il suo Dio
poi dondola il suo inutile corpo
impiccato alla balaustra del pulpito.
Ho gli occhi
invasi da lacrime
il cuore è un vortice d’odio
e germogliano sul pavimento
le teste mozzate dei chierichetti
io scavalco moribondi e cadaveri
degli ipocriti invitati alla farsa
che preparati ai canti di giubilo
ora si perdono incontro all’oblio.
I gargoil
simili a sentinelle
sulle facciate della cattedrale
e negano l’ingresso ai santi
ai dispensatori di fede fasulla
ed io con il mio abito nero
mi incammino verso l’altare
pronta oramai al matrimonio…
io sono la sposa del demonio!
N° 1994 - 4 marzo 2012
Il Custode
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