Molto distante
nei secoli
attraverso diverse vite
ecco dove io ti conobbi
perciò ancora ti rammento
il tuo viso è un’ossessione
il delirio di un moribondo.
L’età del
fuoco, della pietra
tu mi bruci con lo sguardo
e mi avvolgi poi mi divori
però muti in un istante
cuore duro da scalfire
incapace di perdonare.
Hai bellezza
aristocratica
dal profilo medioevale
tu però sei inquisitrice
che contrasta le mie parole
il mio ricorso all’eresia
così mi condanni a morte.
Labbra da
romanticismo
oramai troppo lontane
ne rimane ancora l’ombra
e l’immagine è bellissima
il tuo sorriso è devastante
è amore da rinascimento.
Sarà stata
l’era glaciale
che ti ha reso così algida
o l’evoluzione di un dolore
quale muro invalicabile
che ti occlude alla mia vista
però mi lascia il tuo profumo.
Tu, in balìa
dell’universo
al di là di Venere e Mercurio
sei una stella all’implosione
intanto io cullo l’illusione
che la tua voce suadente
faccia parte del mio futuro.
N° 2151 - 5 luglio 2012
Il Custode
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