Cupo
il silenzio sceso
come lama affilata
sopra i cuori
dentro le parole.
E plumbeo
il cielo mortificato
annichilente imbarazzo
dal dolore profondo
quanto l’oceano
di onde e tempesta
simile alla voragine
come foiba o dirupo.
L’addio
non resta altro
troppo impegnate le stelle
per sprecare moine
adoperare il sorriso.
E’ litania
il sospiro del vento
fastidiosa carezza
alle fronde degli alberi
che si scansano
poi si scuotono adirati
ed imprecano alla notte
mettono in fuga le nuvole.
Infine le
tenebre
velo sopra gli occhi
muro che occlude la luce
tasche bucate nell’anima
a perdere ogni emozione.
Ed è buio
il sentiero da percorrere
equilibrista cieco
che muove i suoi passi
sopra una fune invisibile
poi finalmente in volo
verso il profumo del nulla
la rinascita dopo il suicidio.
N° 1784 - 7 marzo 2011
Il Custode
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