Il tuo cuore altezzoso
giace nel silenzio della
notte
a pochi passi dal tuo petto
mentre i tuoi occhi sorpresi
rimangono ancora spalancati
e sembrano domandarsi
in quale anfratto sperduto
sia fuggita la tua vita.
Io resto seduto vicino a te
con il tuo sangue infetto
che scivola dalle mie mani
e con un tonfo assordante
va ad unirsi alle mie
lacrime
precipitate sull’asfalto
ruvido
a formare una pozzanghera
che riflette il mio dolore.
Ma sono alquanto consapevole
che non sentirò nostalgia
della tua fastidiosa
arroganza
e l’inconsistenza del tuo
amore
che non era l’amore per me
e non mi ha concesso
alternative
se non quella di ucciderti
per sempre
per provare l’agonia della
tua astinenza.
E sul sentiero della luce eterna
forse tu imparerai l’umiltà
e germoglierai una nuova
esistenza
con la quale recuperare il
sorriso
perché se non placherai la
tua superbia
persino quel mondo ti
rifiuterà
e non avrai nessun altro
posto
dentro il quale poterti
rifugiare.
N° 1076 - 7 maggio 2008
Il Custode
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