<<Io non esisto…>>
lei lo disse di notte
perché nessuno vedesse
la luce delle sue lacrime
che travolgeva la luna
e si nutriva di stelle
poi chiamò a sé la tempesta
perché facesse rumore
per occultare le grida
che emetteva il suo cuore.
Lui si fermò
sul baratro
ad annusare l’oblio
e rammendò le parole
che lei aveva taciuto
le ricamò in fondo all’anima
con la paura di perderle
intanto il vento soffiava
come un amante geloso
come un bambino viziato
che impreca i suoi desideri.
Ma quando lei
morì
dentro gli occhi di lui
il cielo si fece plumbeo
come un corteo funebre
e lui la vide passare
ma non ebbe nulla da dire
strappò una piuma di cigno
la intinse in un calamaio
per scriverle in norvegese
<<Tu esistevi, per me…>>
N° 1991 - 1 marzo 2012
Il Custode
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