Le parole
scalciano
crollano e creano voragini
dove la mia anima rotola
e persa nel buio profondo
diventa materia fangosa
sabbie mobili dei sentimenti.
In bilico
sopra il davanzale
come rondine nella tormenta
sulle rughe delle foglie
tra i gerani dentro i vasi
le lacrime adesso ristagnano
in balìa di un sole gelato.
Le compongo
come fossero suoni
stilettate di fioretto sull’arpa
ed il diapason segna il ritmo
ma le parole travolgono
escono in maniera confusa
quanto il sorriso dei folli.
Pozzanghere di
sangue e saliva
laddove si inerpica il cuore
e manca il fiato per vivere
manca l’abitudine a sognare
un ragno cerca la mia pelle
oramai putrefatta dal dolore.
C’era la luna
sulle colline
ed il tuo viso tra le mie mani
nel silenzio mi sento appagato
seppure non ho più respiro
mentre calpesto a piedi nudi
le tue parole che mi uccidono.
2287 - 24 ottobre 2012
Il Custode
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