Svanite
ordunque
o novelle baccanti
via dal Citerone
ove voi mi adulate
ed ignude ed infide
a me vi concedete.
Siete germi e
follia
giunte ad ottenebrare
la mia debole mente
ed io rifuggo nel vino
motivo mio di sapienza
coraggio di abiurarvi.
Tra le braccia
dei satiri
ecco il vostro destino
voi che fingete amore
ed artefatte lusinghe
giusto per martoriare
la mia ignobile anima.
Sceso sulle
mie terre
io vi scaccio da Tebe
seppure le vostre grazie
inducono alla tentazione
ebbrezza dei vostri visi
quale sublime poesia!
Crudeli voi
siete siccome
la vita ha sempre deriso
voi, squartatrici di uomini
ora vi volto le spalle
sarà solo un’eco distante
il vostro becero pianto.
N° 2263 - 6 ottobre 2012
Il Custode
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