Io ero là
mentre il tuo sguardo
si perdeva nel vuoto
ed il tuo respiro
diveniva brezza distante
solo un gelido soffio.
Avrei pianto a
lungo
più di quello che ho fatto
ma i miei occhi feriti
presto furono aridi
quanto il mio sospiro
infranto dentro la gola.
Intanto mi
domandavo
perché mai te ne andavi
e ti sentivo pensare
tutta la tua stanchezza
la sofferenza nell’anima
seppure così combattiva.
Quelle pareti
bianche
fatte di luce invadente
magari ecco il motivo
per cui io vesto di pece
forse è la voglia di tenebra
dove tu sei svanito.
Che bastardo,
il destino!
Quanto un Padre ingiusto
sceglie a caso, nel mazzo
chi condurre all’oblio
tu eri scevro da colpe
ancora dovevi peccare.
Io vivo con
parsimonia
non ho più molti sogni
però insisto ad amarti
non ne so fare a meno
perché è nel tuo rifugio
che il mio cuore dimora.
N° 2300 - 5 novembre 2012
Il Custode
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