Lui disse che
per risalire
occorreva toccare il fondo
e lo fece con un sorriso
dipinto di amara ironia.
E cadde senza
rialzarsi
morì sulla battigia bagnata
il cuore lo aveva tradito
era imploso dentro il suo petto.
In lontananza,
sulla scogliera
le onde battevano il capo
e la voce del vento ululava
un lamento dentro gli anfratti.
Il faro con
piglio morboso
spiava la superficie del mare
occhio vigile che percorreva
le acque in fuga all’orizzonte.
E vennero
granchi e telline
ognuno con il proprio dubbio
quel viso sembrava sereno
il dolore davvero lontano.
La luce delle
sue pupille
pareva una sfida alle stelle
la luna taciturna ed altera
era arbitro onesto e imparziale.
Ma quando si
destò il libeccio
la sabbia divenne mantello
e lo avvolse con molta cura
per tenerlo nascosto ai gabbiani.
Eppure lui
definì stupido
chiunque moriva d’amore
ed ora che si era ravveduto
non poté raccontarlo a nessuno.
N° 2140 - 26 giugno 2012
Il Custode
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