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domenica 29 giugno 2014

L'INCHINO

L’acqua
salata e molto gelida
mi rincorreva ovunque
io tentassi di fuggire
entrava da ogni cunicolo
e da ogni pertugio
di quel bastimento immenso
che s’adagiava lentamente
come un capodoglio ferito.

Io la scorgevo
e se tendevo la mia mano
la potevo persino toccare
l’isola della Toscana
che era ultimo approdo
la sola via di salvezza
nella notte di gennaio
nella quale, per un inchino
ho perduto la mia vita.

Le persone
erano formiche spaventate
e correvano alla rinfusa
mentre i bambini
oh, i bambini sono strani
alcuni pensavano
che fosse soltanto un gioco
altri ancora piangevano
pur non sapendo il perché.

Il comandante
talmente borioso e stolto
pareva che le tenebre
lo avessero inghiottito
in quel miscuglio di razze
si udivano grida concitate
parole dette alla rinfusa
che non potevo comprendere
non mi potevano salvare.

Allora l’acqua
salata e molto gelida
mi ha afferrato alle spalle
ed io stavo pensando
che non volevo morire
ma forse avrei dovuto
pensarlo un po’ più forte
magari mi avrebbe ascoltato
lasciandomi al mio destino.

Così non è stato
di colpo ho perso il respiro
smarrito sul fondale
a nutrire pesci affamati
spettatori di una tragedia
nel ventre del bastimento
piegato come chi ha sonno
appoggiato sopra le onde
e tutto per uno stupido inchino.

  N° 2374 - 13 gennaio 2013

                                                     Il Custode

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