Io tentenno
ed ancora tremo
sulla soglia di casa
dove attende la belva
per punirmi
ed artigliarmi
con odio profondo
e la cinghia sguainata
stretta fra le mani
possenti e pesanti
come stringesse una spada
per colpirmi
e colpirmi ancora
quasi io fossi
il drago da uccidere.
Inebriato dal
vino
con la mente svanita
la sua ricerca
di brivido e adrenalina
ha trovato sfogo
sulla mia schiena
terreno facile da calpestare
pianta selvatica da falciare
e quelle cicatrici
ampie quanto voragini
le conservo con cura
nello scrigno dell’anima
che sanguina
e freme di dolore
molto più della carne.
Ed i miei
occhi
i miei occhi supplicano
ma il perdono che chiedo
è preghiera inascoltata
al castigo del folle
per il quale ogni pretesto
è giusto per picchiare
allora mi rassegno
ed attendo sul pavimento
che si plachi la sua furia
come fa la tempesta
per poter raccogliere
prima che possano annegare
nel sangue e nella rabbia
i frammenti delle mie lacrime.
N° 1521 - 16 maggio 2009
Il Custode
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