da un rigurgito insano
dentro il letto di morte
di un pensiero indecente
eppure tu mi hai voluto
finanche con le mie rughe.
Allora ho
preso un sospiro
che la luna piangeva
e con estrema maestria
ne ho fatto un timido bacio
e profumava di onda
di sangue sulla battigia.
C’era il tuo
bel viso
giusto al centro del cielo
e la notte ringhiava
contro i lupi sui monti
che scendevano a valle
per respirare il tuo nome.
Al suono della
rugiada
al timbro della tua voce
io mi sono destato
col tuo sapore fra i denti
ed era talmente inebriante
che ti ho cercata per secoli.
Sotto le
unghie il ricordo
che tu mi avevi insegnato
lo cullo come un bambino
che sa di averti perduta
e si rassegna al silenzio
il capriccio è tempo sprecato.
Infine cessò
la pioggia
bucata dall’arcobaleno
e lontano, nella tempesta
io ti vedo giungere ancora
poiché io nacqui per caso
e il caso mi recò fino a te.
N° 2656 - 1 ottobre 2013
Il Custode
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